Negli anni settanta è stato concepito un progetto per completare il Villaggio Cesare Balbo, lasciato incompiuto a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Commissionato dalla Società Terni, prevedeva la costruzione di 840 abitazioni su un’area di circa 20 ettari, ma si è fermato dopo la realizzazione di circa 200 unità.

Il villaggio è formato da unità sovrapposte che creano un tessuto insediativo complesso, intervallato da percorsi automobilistici e pedonali . La parte completata comprende quattro edifici in sequenza, separati da percorsi e aree verdi attrezzate, e un quinto edificio di cinque piani, strutturato diversamente dagli altri. L’insediamento segue uno schema parallelo, con accessi alle residenze tramite scale e percorsi pedonali sopraelevati.

Il progetto ha una forte valenza sperimentale dal punto di vista tipologico e distributivo: ogni complesso è composto dalla concatenazione di cinque cellule base, collegate da scale, che creano una complessa alternanza tra pieni e vuoti. Queste cellule formano 15 tipologie abitative diverse, ciascuna con un orto o giardino.

La modalità di aggregazione dei volumi abitativi e l’alternanza tra pieni e vuoti riducono l’impatto della costruzione e integrano una buona quantità di verde. Questo intervento rappresenta un esempio emblematico di “architettura partecipata”.