Il saggio fotografico analizza dieci grandi sistemi abitativi italiani – Cielo Alto a Cervinia, Rozzol Melara a Trieste, Gallaratese a Milano, Forte Quezzi a Genova, Barca a Bologna, Villaggio Matteotti a Terni, Nuovo Corviale a Roma, Le Vele a Scampia, Spine Bianche a Matera, ZEN a Palermo –, o meglio documenta, attraverso dieci scenari, il modo in cui oggi le persone attraversano e abitano questi grandi agglomerati di edilizia pubblica, concepiti circa quarant’anni or sono come «parti di città».
Da tempo e non soltanto in Italia, si assiste ad un crollo (e, in taluni casi, a un azzeramento) delle sovvenzioni all’edilizia pubblica, al punto che i grandi sistemi abitativi oggetto del libro rischiano ormai di essere desueti e quasi inspiegabili, e infatti sono spesso oggetto di polemiche retroattive. Con il presente volume, però, l’autore non vuole denunciare o lanciare nuovi messaggi, cerca piuttosto di ricostruire un quadro attendibile, unitario e coerente della vita quotidiana nelle periferie italiane, in un momento che le vede nuovamente al centro del dibattito politico.
Fabio Mantovani, propone l’ulteriore capitolo di un genere letterario ormai secolare, il «viaggio in Italia», che annovera tra i suoi illustri predecessori da Goethe e Stendhal a Roberto Rossellini e Luigi Ghirri: «Per Mantovani la fotografia non è allusione, è precisione. Le sue foto non sono narrative, non c’è un racconto perché il momento giusto per vedere e fotografare quegli edifici è quello e soltanto quello, non c’è un prima e un dopo possibile».
«Nel momento in cui la dispersione del sistema urbano è arrestata dalla crisi e, al contempo, non si producono idee di città, il progetto e la letteratura ritornano sulle grandi case collettive costruite tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo precedente. Si tratta di architetture legate tra loro da una visione di città, da una politica, soprattutto da un pensiero moderno comune e al tempo stesso sfaccettato; e poi ci sono gli ospiti di queste strutture, che si sono trovati per scelta, o loro malgrado, a viverle ed abitarle».
© Sara Marini